Penny (terza puntata)

Annabaldo

Colta di sorpresa, e decisamente emozionata per questa promozione inattesa, non ho neanche chiesto di cosa si trattasse. Come la manzoniana sventurata, risposi: “va bene”. Il parallelo con Gertrude serve solo a farmi fare bella figura, nel ricordare una delle pochissime citazioni letterarie che mi restano a portata di mano, che in realtà la mia fu tutt’altro che sventura.

Fu così che arrivò Penny, tre chili e poco più di riccioli bianchissimi, con un muso a punta che si vede solo quando viene rapata (cioè spesso, causa l’incuria in cui la faccio versare, dopo tre mesi di astinenza da spazzola), e sei anni sulla groppa.

… e poi c’è Penniciù, il cane del buonumore

Anni che, qualche settimana dopo, divennero nove. Sì, perché nel frattempo si era trovato il suo passaporto, dal quale si evinceva la sua vera età, oltre che il pedigree: Penny, fattrice appena arrivata all’allevamento di cui mia sorella Sarah è veterinario ufficiale, e tempestivamente ritirata in pensione per raggiunti limiti di età, è un bolognese purissimo, e anche di più, perché ha una sorta di potere speciale. Non emette suono, se non in casi estremi, e per questo mi ha accompagnata in ogni sorta di contesto sociale, dal teatro d’opera al cinema, in riunione dai clienti, al coro e in chiesa (sì, più volte a concerto ma anche a Messa, ma ve lo racconto un’altra volta). Naturalmente non è cane da corsa, e con poche centinaia di metri, giusto il tempo per una pipì, ogni suo desiderio motorio è appagato. Addio corsetta mattutina (Penny sorge piuttosto tardi, diciamo quando io sono al secondo caffè, a metà mattina) e tutto il resto.

C’è chi ama il cane da caccia, chi vuole un cane da difesa, ci sono i cani da lavoro (per ciechi, da salvataggio, da pet therapy, antidroga, da slavina, ecc.), e poi c’è Penniciù*, che è “il cane del buonumore”. Impossibile resisterle, l’ho verificato nello sguardo di chi ci incrocia per strada, e non sta guardando certo me! Dagli anziani seriosi che si aprono in sorrisi luminosi, ai bambini che più piccoli e maldestri sono, più desiderano attaccarsi al manto della mia “contessa”, con suo estremo disappunto.

La sorpresa sono stati i quindicenni, maschi (umani): il quindicenne umano, a zonzo in centro con l’amichetta, fa prova di mascolinità, esibendo pettorali in fieri ed espressioni da duro sul volto imberbe. Tutto questo apparato, ad incrociare con lo sguardo Penniciù sparisce in un istante, lasciando posto a gridolini con voce in falsetto che rivelano la

Penny by CristianoRando
Un ritratto d’autore. Foto di Cristiano Rando

vera essenza dell’ancora (speriamo per un po’, direbbe la mamma) bambino. In realtà creando un mix di dolcezza e voglia di essere grande che risulta irresistibile, per chi potrebbe essere sua zia ma anche per la fanciulla che sta uscendo con lui.

Perché mai Penny sarebbe il cane adatto a me? Proprio per le mie abitudini, lo stile di vita, poco campagnolo, nonostante abiti da sempre fuori città, il tipo di casa di allora [oggi ho un giardino, decisamente sovrastimato per Penny]. Un cane con poche, essenziali richieste di tempo e di spazi per sé. Forse anche un cane-poco-cane, che va bene per una neopatentata (in tema di pet) con fama di pigra. E qui arriva La Fede, con la sua storia che va giusto all’incontrario.

NOTA1: Come tutti i cani di Casa Baldo (in versione moltiplicata per noi quattro fratelli, tutti con cani al seguito), anche Penny ha una rosa di nomi e appellativi vari, che lei distingue e cui risponde sempre. Ovvero: Penny, Penniciù, Pikaciù, Ciù (e basta), Kiki, Ciciùn (anche se la sua rotondità è data esclusivamente dal pelo e non dalla ciccia), Pennina e Pennicella a seconda dei casi.

NOTA2: Ci è voluta una settimana per trovare il nome giusto per Penny. I più chic pensano sia un diminutivo di Penelope, all’uso americano. In realtà Penny deriva proprio dalla monetina più piccola del Regno Unito. Da noi per dire “piccolo” si direbbe “un skeo de can”. “Chiamala Skeo” mi aveva detto un amico, ma non si può perché è un nome da maschio, e non suona neanche un gran che bene. Quindi ha prevalso la mia vena esterofila, e da lì è arrivato Penny, che sarebbe pure maschile ma alla mia Penniciù sta d’incanto.